Progetto Cicerone

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  1. ‚Nero
     
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    Nome completo: Demòcrito Nero Del Vespro

    Nome conosciuto: Nero Del Vespro

    Allineamento&Carattere: NP (Neutrale Puro) Nero è un personaggio di difficile lettura, in quanto risulta spesso optare per soluzioni che infrangono la sua morale, dimostrandosi dunque incoerente con se stesso e coi propri principi; è tuttavia questa una caratteristica stessa della di lui personaltà. Malgrado l'indole buona, o per meglio dire poco propensa a causare il male altrui, egli si trova a porre se stesso - insieme ai propri interessi - davanti alle necessità di chiunque altro. E' egoista, ed egocentrico; nonostante si dimostri ben disposto alla disucssione col prossimo, al confronto amichevole, difficilmente poi stabilisce inesatte le proprie convinzioni in quanto per un motivo o per l'altro le troverà sempre più plausibili di qualunque altra visione gli fosse proposta. E' tuttavia un accorto stratega sociale, e sa come far tesoro di ogni esperienza. Si circonda per lo più di conoscenti, alcuni dei quali credono di essergli davvero amici, ma nessuno lo è poi davvero. Ritiene il bene più affascinante del male, una sfida da cogliere con coraggio, a dispetto invece della scelta troppo facile di perseguire il male, senza freni o regole a rendere il tutto più arduo. Resta un personagigo tuttavia distante dal concetto di paladino del bene: Non metterebbe a rischio la sua vita per difendere quella d'altri e non sarebbe disposto a grandi sacrifici solo per favorire il prossimo. Il suo concetto di "bene" è differente dalla comune accezione, Nero non è altruista e non è incline al perdono, tuttavia è onesto e leale: Non tradirebbe la parola data, e difatti è raro che si presti a giuramenti di qualunque tipo, non si abbasserebbe a barare in un qualunque tipo di competizione - che sia questa sportiva od una sfida con se stesso- poiché sarebbe come ammettere di non avere le capacità per riuscire. E' orgoglio e permaloso, malgrado non lo dia a vedere. Accetta generalmente battute e scherzi di buon grado, ma da un momento lascerebbe cadere il gelo sui rapporti con chi lo ha offeso. Parla poco, generalmente appare come un tipo affabile, attento ascoltatore ed accorto consigliere, tuttavia sa anche essere sprezzante e tagliente davanti a situazioni o persona che non riesce a tollerare. E' un abile oratore ed un eccellente adulatore, brama di accaparrarsi amicizie influenti come un ladro desidera tuffarsi in una montagna di galeoni d'oro, tuttavia è astuto e sa aspettare il momento giusto, anzi, lui direbbe che è proprio l'attesa il più bel momento della conquista.

    Descrizione fisica: Una presenza discreta, elegante e perfettamente in linea col comune senso dell'ordinario. Non troppo alto, e neanche troppo basso, tende a confondersi nella folla quando passeggia, valigetta alla mano e diretto in ufficio, oppure quando ritorna a casa dopo una giornata di lavoro. Veste generalmente di colori scuri, capi dal gusto classico ed un po' retrò che ben si sposano col suo portamento rilassato che lo fa apparire perfettamente a suo agio. Il suo viso, malgrado le linee dure della mascella, conserva una dolcezza quasi fanciullesca enfatizzata dai grandi occhi celesti e la poca barba dal disegno ancora non definito. I capelli sono neri, baciati da fulvi riflessi e lunghi fino alle spalle; li raccoglie generalmente in un'acconciatura morbida dietro la nuca, portando le ciocche sfuggenti a posarsi sull'orecchio, nel vano tentativo di dar loro un'ordine. La sua espressione rilassata mette le persone a proprio agio, e lui stesso appare come un uomo perfettament ein pace con se stesso. Nero è asciutto e delicato, i sorrisi e le espressioni dolci sono solo il guscio di qualcosa di più profondo e buio, riflesso nel mare ghiacciato dei suoi occhi, celato a chi non sa osservare.

    Casata: Serpeverde

    Bacchetta: Biancospino, anima di piuma di fenice, lunga undici pollici esatti, flessibile.

    Background: Il tetto ampio della sala da ballo quasi spariva nel buio della tempesta che imperversava fuori. Il cuore della notte diveniva giorno quando, tormentato da potenti sussulti di luce, questi illuminavano la sconfinata stanza nella quale dritti solo io e mio padre stavamo, l'uno difronte all'altro. Per quale motivo fossi finito lì non potevo saperlo, ma mai prima di quella notte mio padre ebbe cura di svegliarmi, che il sole fosse calato all'orizzonte o appena sorto. Rappresentava, austero e severo, colui che segretamente desideravo compiacere ma che mai m'aveva prestato attenzione più di quanto non facesse con le sedie del suo sontuoso tavolo da pranzo. Stendardi verdi cascavano giù dall'imperscrutabile buio, un unicorno argenteo brillava rampante alla luce pallida della luna, immobile. Eravamo faccia a faccia come due duellanti, pronti a sfoderare le bacchette e fronteggiarci sino all'ultimo incantesimo, come si faceva in quei film che rappresentavano la realtà magica prima dello statuto di segretezza, quando gli stregoni impugnavano ancora quei lunghi e ridicoli bastoni. - Cosa vuoi? - La mia mancanza di rispetto, sapevo, l'infervorava come poche altre cose al mondo sapevano fare: l'autorità di cui godeva sul lavoro gli permetteva di sputare ordini a destra e a manca, senza che nessuno osasse dimostrare solo un minimo di riluttanza; C'era riuscito con le sue figliastre, con la sua nuova moglie ed anche con mio fratello. Non con mia madre. In realtà mio fratello non serbava alcun rispetto nei confronti di nostro padre, ambiva alle sue proprietà, al prestigio del suo cognome ma per quell'uomo ch'aveva abbandonato sua madre in fin di vita per una donna più giovane, non aveva stipato affetto alcuno. Era bravo, Francis, nell'illuderlo. Mio padre riponeva molta fiducia in mio fratello, lo idolatrava e lo adulava, durante le sue cene di lavoro, circondato da importanti personalità. Fare buon viso a cattivo gioco portava indubbiamente privilegi considerevoli. Io però non ne ero capace, specie nel periodo della mia adolescenza. Detestavo mio padre e lui lo sapeva bene.
    Non mi rispose, non subito: per ragioni che continuavo ad ignorare, strinse la mascella fino quasi a scheggiarsi i denti marci e si trattenne dal prendermi a sberle, o perlomeno dal provarci. Mi accorsi che stringeva tra le mani un pezzo di pergamena solo quando sollevò il braccio tendendomelo. - Si tratta di Francis - Incredulo, sgranai gli occhi e per la prima volta, quella sera, lo guardai in volto. Le rughe della fronte più evidenti, occhiaie, capelli unti e malcurati. Mio padre, checché ne pensassi, era una persona assai accorta all'apparenza: mai si sarebbe trascurato, a meno che qualcosa non l'avesse risucchiato in un vortice di paura, di sensazioni che neanche lui poteva gestire. Cosa era successo a Francis di tanto preoccupante da ridurre l'uomo che ci aveva messi al mondo, fiero ed elegante, nelle condizioni d'uno straccio? Francis mancava dal castello da alcuni giorni, la sua porta era restata chiusa forse più d'una settimana ma non m'era granché preoccupato: Lui era così, talvolta scompariva per provvedere a chissà quali affari privati e segreti. Da qualche tempo avevo cominciato a pensare si occupasse lui di lavare i panni sporchi del ministero ma non potevo saperlo: lui non diceva mai niente e non voleva che gli fosse chiesto. Non poteva essergli successo qualcosa, le ipotesi nella mia testa cominciavano a formularsi spontanee ma continuavo a rifiutarle. Strappai di mano a mio padre la fragile pergamena. La grafia era sottile e precisa, macchie d'inchiostro tuttavia erano sparse un po' ovunque. La fretta aveva guidato la mano di chi impugnava la penna. Fabian Crescent. Non sei mai stato uno studente brillante, tuttavia qualcuno aveva notato in te una scintilla che gli altri non avevano saputo leggere. Qualcuno che aveva occhi attenti. Molti si sono chiesti per quale motivo io sia sparito, nessuno ha avuto risposta. Vorrei discuterne con te, mi interessi. Recati alla mia tenuta. Firmato, ... Rilessi i periodi più volte, prima di proseguire dopo ogni punto: Mi sembrava tutto così confuso e surreale; Quando lessi la firma, ogni mia vaga ipotesi su chi avesse potuto scrivere quelle parole fu stroncata. Nessun indizio, nessun suggerimento: il nome era stato cancellato con la magia e non v'era più alcuna traccia. Non riuscivo a capire perché quel fantasma avesse scritto proprio a me, non riuscivo a capire, inoltre, cosa c'entrasse mio fratello in quella storia: Francis non era menzionato neppure una volta nello scritto. - Che significa questo? - Chiesi a mio padre, impaziente e snervato. Lui sembrava esserlo quanto me ma rispose con calma. - L'ho trovata nel suo ufficio: Era indirizzata a te, lui deve averla intercettata ed indagato per conto suo. Si è messo in pericolo per te, quello sciocco. - Mi batteva il cuore all'impazzata: mio fratello aveva ficcato il naso in affari tanto pericolosi solo per tenermene fuori ed io mi sentivo responsabile più di quanto avrei mai dimostrato a mio padre. Avevo colto il tono accusatorio di quella belva sin dalla sua prima sillaba e benché fossi in ansia, benché avrei fatto qualunque cosa in mio potere per sapere dov'era finito mio fratello non mi sarei fatto accusare di nulla da mio padre. No, non da lui. - E vorresti dare al colpa a me per questo?! - Ringhiai agitandogli la pergamena malandata sotto al naso. - E' colpa solamente tua, avido ebete! Se Francis non fosse stato costretto a farmi da padre, vecchio inetto, adesso saresti sparito tu al posto suo! - Era evidente che mio padre volesse chiedermi qualcosa, perché s'era più volte limitato nell'aggredirmi. Anche il semplice parlarmi senza vomitare insulti doveva essergli costato un notevole sforzo. Avevo tuttavia passato il segno: Urlargli i miei insulti frustrati, rimbombanti tra le ampie pareti fredde lo condusse alla perdita del controllo. Forse lo desideravo anche io: Non sopportavo di vederlo con quell'espressione da cane bastonato. - Razza di ingrato, non sei nient'altro che un parassita come tua madre! Io pago tutto ciò che possiedi! Ridammi mio figlio o sarai cacciato da questo posto a calci, dannazione! - Non nascondo, non a me stesso, che quelle parole mi ferirono, nonostante me le fossi cercante. Sapevo che quel cane pensasse quelle cose, tuttavia sentirsele dire riuscì a turbarmi come un fulmine a ciel sereno. Ancora la sala fu illuminata dall'accecante luce del lampo, prima di tornare nell'umida ombra che la caratterizzava. Voltai le spalle, senza aggiungere altro, diretto verso la torre ovest. Mio padre continuò a ringhiarmi qualcosa contro, probabilmente insulti, o minacce, ma non gli prestai ascolto: Dovevo trovare mio fratello e l'avrei fatto da solo.
    Raggiunsi camera mia in un batter d'occhio ed altrettanto velocemente raccolsi il lungo impermeabile nero riponendovi la pergamena ricevuta da mio padre nella tasca interna, al sicuro dalla pioggia. Una volta fuori dalla stanza rimasi qualche secondo a fissare la porta chiuse della camera di Francis. Come avrei potuto sdebitarmi per quello che faceva da anni, per me? Lui mi aveva insegnato tutto quello che sapevo, mi aveva aiutato coi compiti, mi aveva insegnato a difendermi ed aveva fatto tutto a titolo gratuito, senza mai pretendere nulla in cambio. Probabilmente avrebbe voluto restassi fuori da quella storia, me ne restassi al sicuro e mi guardassi le spalle, ora che non c'era più lui a farlo per me. - Non posso, Francis. Non posso... - Ripercorsi la strada a ritroso e quando fui davanti al portone d'ingresso, questo si spalancò, liberandomi il cammino. La tempesta imperversava, totalmente indifferente a qualunque umano problema lei riversava tutta la sua collera su ogni angolo di Nottingham e periferia. Dal viale che conduceva dal castello alla strada, potevo scorgere le ampie vetrate della sala da ballo. L'ombra di mio padre mi fissava severa, ammonitrice. Non ero più il benvenuto in quel posto, forse non lo ero mai stato, ma non avrei più ricevuto asilo, se non fossi tornato in compagnia di mio fratello.

    Edited by ‚Nero - 4/10/2013, 22:07
     
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  2. Nero‚
     
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