Progetto Cicerone

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  1. ‚Nero
     
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    Memento
    bjtmCeh


    -Sto aspettando una persona, conosciuta in un sogno quasi dimenticato. Siamo stati giovani insieme. Ora sono un vecchio, pieno di rimpianti, che aspetta la morte da solo.
    -Sono tornato a prenderla, e a ricordarle una cosa molto importante. Una cosa che un tempo sapeva, che questo mondo non è reale.

    Torni con me, così potremo essere giovani insieme di nuovo.



    name James
    surname Smith
    born 15/02/2004
    in Roma, Italia
    age 23
    address quarta mattonella a destra, uscita sul retro ristorante cinese "La grande muraglia", Londra


    L'ultima pagina
    «Hai paura?»

    «Si»

    L'espressione severa sul suo volto non mutò, gli occhi verdi fissi sul palco. Giudizioso ed austero, il mio idolo di granito stava immobile come la statua di un conquistatore.

    Applausi, le luci calano ed il giovane violinista ci passa accanto dietro le quinte mentre abbandona il palco. Tocca a me, ma non ricorderò nulla dell'esibizione; nella mia mente permarrà fissa l'immagine di mio padre, immobile come un simulacro di ideali traditi a vegliare sui miei fallimenti.


    Solo vent'anni, e mi sembra di averne vissuti ottanta. Sono stanco. Cambiai casa quando l'Europa meridionale diede alla luce i misteri sepolti sotto le ricchezze di mio padre. A quindici anni si odia facilmente il proprio padre, soprattutto quando la stampa sa bene evidenziarne le più misantropiche doti di estorsore, e tu non puoi non cogliere i palesi parallelismi col suo modo d'essere genitore, ma io non lo odiavo. Sapevo di averne tutte le ragioni, e la mia precoce coscienza della moralità mi aveva mille volte messo in guardia dalle aspettative che nutrivo nei suoi confronti, tuttavia non riuscivo ad odiarlo. Restava per me come la luce che illumina le tenebre: l'uomo che non compie passi falsi, che non si inganna mai, che sa quando parlare e cosa dire. Davanti ad ogni situazione difficile mi chiedevo "Che farebbe lui?". Me lo chiedevo spesso, ma raramente era d’aiuto, io non sapevo pensare come lui. Preso atto della mia inettitudine a detestarlo sinceramente e metabolizzato il concetto di quanto mostruosa fosse la sua esistenza, finii col detestare me stesso invece, per quanto iniziassi poi a somigliargli solo nell’aspetto. Allo specchio, ogni giorno, lo guardavo spuntarmi da sotto la pelle, come un mostro che mi divorava dall’interno. Non avevo altri parenti e così le autorità inglesi decisero di provvedere al mio futuro. L’intero capitale accumulato da mio padre era illegittimo, e dunque non avrei ricevuto alcuna eredità dalla sua prematura morte; mi concessero dunque di provvedere a tutto quanto avevo bisogno fino a che avrei voluto continuare gli studi purché fossi disposto a cambiare identità. Abbandonai dunque la scuola di stregoneria Romana ed andai a studiare in Russia, sotto le mentite spoglie di James Smith. Abituatomi al freddo, e superato il burrascoso periodo di conflitto col mondo decisi di aprirmi ad una vita normale, seppure con qualche riserbo di sicurezza – non potevo rischiare che qualcuno scoprisse quale fosse la mia identità. Legai in particolare con una ragazza, per la quale mi persi nel labirinto di un amore non corrisposto, che sembrava più degli altri apprezzare la mia scarsa loquacità e cogliere tutte le parole che non dicevo. Litigammo spesso perché non volevo essere più preciso sulla mia provenienza, ma sempre ci ricongiungevamo. Fui felice. Quando si manifestarono i primi dolori, li scambiai per normali disturbi, sebbene non ne avessi mai sofferto prima. Vennero poi le amnesie, i dolori alla testa ed infine gli attacchi di rabbia. Pestai un ragazzo fino quasi ad ucciderlo, prima che qualcuno intervenisse. Per questo persi lei, che oramai diceva di non riconoscermi più e ben presto tutti gli altri si allontanarono.

    Alla fine, arrivarono.

    Il governo mi aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo, ed avevano atteso: qualcosa in me non andava, mi spiegarono; ero in pericolo. Mio padre, mi dissero, aveva ucciso ed aveva rubato, ed aveva minacciato ed era stato l’uomo peggiore del mondo ma non mi aveva mai toccato, si era sempre preso cura di me. Mi fu spiegato il motivo di tale premura con una sola parola, tagliente come una lama: Horcrux. Mi dissero che aveva fatto di me un suo oggetto, che non ero altro che un suo strumento.

    La mia mente fu obliviata. Mi furono lasciati i ricordi della scuola, ma non rimase alcuna memoria di mio padre o della mia vita precedente alla Russia. Conclusi gli studi ad Hogwarts, mi fu detto che avevo subito una grave operazione che mi aveva portato via la memoria e che avrei dovuto restare nel regno unito, fino a quando la minaccia non fosse stata scongiurata definitivamente. Mi sottoposi a visite di controllo per i successivi tre anni, poi nulla più. Mi trovai un lavoro, e provai a vivere la mia vita ma come chiunque perda la memoria, iniziai segretamente a fare di tutto pur di ritrovare le memorie smarrite.


    titolo La coerenza ed il suo contrario, paradossalmente, finiscono sovente col mescolarsi tra loro, al punto che agli occhi di un estraneo che ci osserva, come fossimo i casi umani raccontati in un vecchio libro zeppo di allegorie, ciò che è coerente appare incoerente, mentre un comportamento assolutamente incoerente invece viene scambiato per coerente. Accade questo perché noi umani proviamo il perverso desiderio di adattarci alle situazioni, divenire parte integrante del mondo che ci circonda girando nello stesso senso che questo, oppure in quello opposto se la scintilla del diverso dovesse ad un certo punto divampare nel nostro animo; Eppure, anche l'anticonformismo allo sciogliersi dei nodi si rivela, tristemente, soltanto una differente forma di conformismo. Con soave tristezza, ancora nell'età dell'adolescenza, decisi di abbandonare definitivamente ogni tentativo di apparire al mondo come questo mi chiedeva di essere: esausto, sfinito dagli esilaranti tentativi falliti di indossare il giusto capo d'abbigliamento, o di portare il giusto taglio di capelli, finii con lo scrollarmi di dosso tutte quelle preoccupazioni come si farebbe con un impermeabile bagnato. Niente di più semplice. Indossai quel vecchio mantello che tanto mi piaceva ma tenevo stipato nell'armadio perché "passato di moda", presi il coraggio a due mani e smisi di guardare la ragazza che mi piaceva per andarle a parlare, accorgendomi mio malgrado che non era poi così bella come sembrava dall'altra parte del portico. Il mondo si aprì a me attraverso una nuova prospettiva: L'indifferenza. All'inizio non fu semplice, sopportare gli sguardi ed i taciti scherni intendo, ma poi le cose divennero naturali. Avevo del talento, e seppi indirizzarlo verso ciò che avevo imparato ad amare. La teatralità della storia e l'incanto della magia si sposarono in un turbine di pergamene, parole, incantesimi, rune ed in quel vorticare frenetico i miei anni di scuola si dissolsero nel nulla come un caldo pomeriggio di primavera passato ad oziare su un prato appena fiorito. Ancora schiavo delle gelide catene del conformismo, delle regole del ministero e del mondo, fui costretto a ricamarmi un posto in quella fitta trama di ipocrisia che era il mondo del lavoro. Incapaci al comando, geni ai loro ordini, o peggio fuori la porta, divennero il mio pane quotidiano. Disgusto e divertimento andavano di pari passo, ed ancora una volta il mio pensiero si plasmava tra le buie brame dell'universo. Il distacco che mi aveva caratterizzato, fortunatamente, non mi abbandonò ma ogni speranza che avevo riposto nell'umanità si sciolse come neve al sole. Rinunciai ai progetti di condividere col resto del mondo il mio rivoluzionario modo di vedere le cose, ma non rinunciai a vederle io stesso in questo modo. La vita si trasformò nella esilarante barzelletta di un burattino che si prendeva gioco, sfacciatamente, del proprio burattinaio.



    prova prova



    Edited by .Nero - 10/8/2015, 13:09
     
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  2. ‚Nero
     
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    L'ultima pagina
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  3. Nero‚
     
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    Nero trovò Hùrin nei boschi vicino all'orfanotrofio, durante una passeggiata solitaria ad ascoltare le canzoni dei boschi. Adorava ascoltare i venti fischiare tra gli alberi e trovava rilassante come poche altre cose al mondo il frusciare dell'erba sotto il passo felpato di qualche animale sufficientemente forte da resistere a quel clima. Fu quella un'abitudine che acquisì in età giovane, seppur solo dopo aver concluso gli studi alla scuola di magia e stregoneria. Il giorno in cui i destini dei due si incrociarono, era un giorno particolarmente freddo: Il giorno prima vi era stata una tempesta di neve piuttosto violenta ed il freddo aveva resistito sino all'alba a seguire mantenendo la neve alta e compatta. Un lamento indistinto, lontano giunse a disturbare le note che Nero stava godendosi, immerso nei suoi pensieri ed impiegò diversi minuti ad intuire che ciò che udiva non era frutto della sua immaginazione ma l'inconfutabile realtà. Prese a seguire quel triste richiamo, sino a giungere dinnanzi ad uno spettacolo tanto triste quanto tenero. Un piccolo lupo, poteva avere al massimo qualche giorno, stava immobile nella neve e piangeva accanto al corpo di un esemplare più grande, seppellito nel manto candido ed oramai privo di vita. Il pelo del cucciolo era rado, i suoi occhi ancora semichiusi ma era magro e tremava di freddo: Nero non ebbe bisogno del consulto di un veterinario per intuire che il piccolo stava in bilico tra la vita e la morte. Era, in qualche modo, sopravvissuto alla tempesta del giorno prima ma senza aiuto non avrebbe visto la notte.
    Il giovane bastardo si accovacciò al suo fianco e lo prese in braccio, stupendosi del fatto che non potesse pesare più di un centinaio di grammi. Il cucciolo continuò a piangere ma Nero lo tenne sotto il mantello di pelliccia, al caldo e si smaterializzò da un amico che aveva conosciuto ad hogwarts che a quanto ne sapeva aveva intrapreso la carriera di addestratore di draghi. Certo, i lupi sono molto diversi dai draghi, tuttavia fu lui la prima persona alla quale pensò di rivolgersi, e non a torto. Quando suonò alla sua porta il ragazzo si dimostrò timoroso, titubante ed incerto delle sue proprie capacità: il cucciolo era in condizioni molto più gravi di quanto Nero avesse potuto immaginare e la smaterializzazione aveva peggiorato la situazione; il giovane addestratore non voleva vederselo morire tra le mani. Infine tuttavia si decise, abbandonando ogni indugio e finalmente decidendosi ad applicare gli incantesimi necessari e lasciare che bevesse una pozione da lui preparata sul momento. L'operazione non durò più di poche decine di minuti - che a Nero parvero ere intere - e quando l'altro ebbe finito il cucciolo non si lamentava più, ma era molto stanco. Il lupo e il giovane che l'aveva trovato rimasero ospiti dall'addestratore per alcuni giorni e quando il piccolo cominciò ad abbaiare, mangiare di gusto e scodinzolare, Nero si decise a smaterializzarsi di nuovo al nord, con tanti ringraziamenti per il giovanissimo soccorritore. Lo chiamò Hùrin, perché era il nome di un personaggio comparso in una saga scritta da un rinomato romanziere e grande artista Britannico vissuto nel secolo scorso che al giovane e tetro apprendista auror era molto piaciuto. Scoprì in seguito che non era un lupo puro: Un incrocio, tra un lupo delle nevi ed un cane bastardo; il che faceva anche di lui un bastardo. Un bastardo stupendo e dal pelo candido. Da quando si riprese, Hùrin seguì il suo padrone dovunque egli andasse, e con non poca difficoltà era riuscito a tenerlo alla larga dalle sale più affollate dell'accademia. Nero amava quella bestia come non amava nessun essere umano al mondo e con lui strinse un legame indissolubile, come se lui fosse stato il fratello che tanto a lungo aveva desiderato.
     
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  4. Nero‚
     
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    Il ricordo del camino acceso, io tra il calore del fuoco e quello della famiglia. Gli occhi grandi di mia madre erano azzurri, i suoi capelli biondi sembravano seta, l'espressione gioviale di mio padre, con quella folta barba scura ed i lunghi capelli raccolti, mi scalda il cuore ancora oggi che il ricordo di loro è più lontano che mai. Davanti alle lapidi di pietra, i loro nomi incisi sono sbiaditi dalla pioggia ed il muschio si è arrampicato sino alle date della loro nascita e morte. Guardando il cielo, tra le tante gocce una impatta dolcemente sulla mia guancia fredda, scivola giù come una lacrima bollente ed io so che sono felici di vedermi. Non riesco a scacciare i ricordi, prepotenti, prendono il sopravvento e le violente immagini tornano alla mente, nitide come fosse tutto appena accaduto, come stessi guardando un film, seduto da solo sulla scomoda poltrona di un vecchio cinema.

    La casa di Emily e Raymond Vesper sorge su una collina in cornovaglia che si affaccia sul mare; una costruzione troppo alta e troppo stretta, apparentemente storta e dal cui camino sbucava sempre, seppur esile di tanto in tanto, un lungo leviatano di fumo, che andava a disperdersi nel cielo plumbeo. Lo descrivono come un luogo accogliente, gli amici, dove in qualche modo sembrava sempre di trovarsi a casa propria: Quando di sera ci si riuniva a casa loro per giocare a scacchi o per ascoltare in radio la partita di Quidditch mentre si preparava una cenetta tutti insieme, non era facile percepire lo scorrere del tempo. Come per uno strano incantesimo le energie sembravano non esaurirsi mai ed il più delle volte si finiva col ronfare tutti tra divani e poltrone.

    Edited by Nero‚ - 15/11/2013, 17:29
     
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  5. ‚Nero
     
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    Memento
    t2fmIBE


    -Sto aspettando una persona, conosciuta in un sogno quasi dimenticato. Siamo stati giovani insieme. Ora sono un vecchio, pieno di rimpianti, che aspetta la morte da solo.
    -Sono tornato a prenderla, e a ricordarle una cosa molto importante. Una cosa che un tempo sapeva, che questo mondo non è reale.

    Torni con me, così potremo essere giovani insieme di nuovo.

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    name James
    surname Smith
    born 15/02/2004
    in Rome, Italy
    age 23
    address Warwick house street, dead end on the left, London

    memories

    «Hai paura?»

    «Si»

    L'espressione severa sul suo volto non mutò, gli occhi verdi fissi sul palco. Giudizioso ed austero, il mio idolo di granito stava immobile come la statua di un conquistatore.

    Applausi, le luci calano ed il giovane violinista ci passa accanto dietro le quinte mentre abbandona il palco. Tocca a me, ma non ricorderò nulla dell'esibizione; nella mia mente permarrà fissa l'immagine di mio padre, immobile come un simulacro di ideali traditi a vegliare sui miei fallimenti.


    Solo vent'anni, e mi sembra di averne vissuti ottanta. Sono stanco. Cambiai casa quando l'Europa meridionale diede alla luce i misteri sepolti sotto le ricchezze di mio padre. A quindici anni si odia facilmente il proprio padre, soprattutto quando la stampa sa bene evidenziarne le più misantropiche doti di estorsore, e tu non puoi non cogliere i palesi parallelismi col suo modo d'essere genitore, ma io non lo odiavo. Sapevo di averne tutte le ragioni, e la mia precoce coscienza della moralità mi aveva mille volte messo in guardia dalle aspettative che nutrivo nei suoi confronti, tuttavia non riuscivo ad odiarlo. Restava per me come la luce che illumina le tenebre: l'uomo che non compie passi falsi, che non si inganna mai, che sa quando parlare e cosa dire. Davanti ad ogni situazione difficile mi chiedevo "Che farebbe lui?". Me lo chiedevo spesso, ma raramente era d’aiuto, io non sapevo pensare come lui. Preso atto della mia inettitudine a detestarlo sinceramente e metabolizzato il concetto di quanto mostruosa fosse la sua esistenza, finii col detestare me stesso invece, per quanto iniziassi poi a somigliargli solo nell’aspetto. Allo specchio, ogni giorno, lo guardavo spuntarmi da sotto la pelle, come un mostro che mi divorava dall’interno. Non avevo altri parenti e così le autorità inglesi decisero di provvedere al mio futuro. L’intero capitale accumulato da mio padre era illegittimo, e dunque non avrei ricevuto alcuna eredità dalla sua prematura morte; mi concessero dunque di provvedere a tutto quanto avevo bisogno fino a che avrei voluto continuare gli studi purché fossi disposto a cambiare identità. Abbandonai dunque la scuola di stregoneria Romana ed andai a studiare in Russia, sotto le mentite spoglie di James Smith. Abituatomi al freddo, e superato il burrascoso periodo di conflitto col mondo decisi di aprirmi ad una vita normale, seppure con qualche riserbo di sicurezza – non potevo rischiare che qualcuno scoprisse quale fosse la mia identità. Legai in particolare con una ragazza, per la quale mi persi nel labirinto di un amore non corrisposto, che sembrava più degli altri apprezzare la mia scarsa loquacità e cogliere tutte le parole che non dicevo. Litigammo spesso perché non volevo essere più preciso sulla mia provenienza, ma sempre ci ricongiungevamo. Fui felice. Quando si manifestarono i primi dolori, li scambiai per normali disturbi, sebbene non ne avessi mai sofferto prima. Vennero poi le amnesie, i dolori alla testa ed infine gli attacchi di rabbia. Pestai un ragazzo fino quasi ad ucciderlo, prima che qualcuno intervenisse. Per questo persi lei, che oramai diceva di non riconoscermi più e ben presto tutti gli altri si allontanarono.

    Alla fine, arrivarono.

    Il governo mi aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo, ed avevano atteso: qualcosa in me non andava, mi spiegarono; ero in pericolo. Mio padre, mi dissero, aveva ucciso ed aveva rubato, ed aveva minacciato ed era stato l’uomo peggiore del mondo ma non mi aveva mai toccato, si era sempre preso cura di me. Mi fu spiegato il motivo di tale premura con una sola parola, tagliente come una lama: Horcrux. Mi dissero che aveva fatto di me un suo oggetto, che non ero altro che un suo strumento.

    La mia mente fu obliviata. Mi furono lasciati i ricordi della scuola, ma non rimase alcuna memoria di mio padre o della mia vita precedente alla Russia. Conclusi gli studi ad Hogwarts, mi fu detto che avevo subito una grave operazione che mi aveva portato via la memoria e che avrei dovuto restare nel regno unito, fino a quando la minaccia non fosse stata scongiurata definitivamente. Mi sottoposi a visite di controllo per i successivi tre anni, poi nulla più. Mi trovai un lavoro, e provai a vivere la mia vita ma come chiunque perda la memoria, iniziai segretamente a fare di tutto pur di ritrovare le memorie smarrite.




    Me
    Avvolto in una nebbia densa e gelida, osservo il mondo come attraverso un velo. Vedo i volti distorti da emozioni, e sensazioni per le quali provo nostalgia come per un vecchio amico del quale ho dimenticato il nome. Le voci ovattate, mormorano parole che non conosco in lingue che non esistono. Vivo in un mondo da decifrare, ma non ne posseggo la chiave di lettura.
    Ho scoperto tuttavia il gusto di vivere quando, alla ricerca di me stesso, ho trovato il nettare nero e denso degli uomini: i segreti. Avvolti in innumerevoli giri di stoffa come preziosi e fragili gioielli, gli uomini nascondono i propri segreti nei meandri del passato, supplicando il fato che il mondo se ne dimentichi. Adrenalinica e stimolante è l’esperienza della ricerca, dolce come miele il succo che se ne ricava. Nei segreti le persone celano se stesse, e solo attraverso questi io riesco a vederli davvero. Quando capii che le persone non nascono nulla di straordinario o bello, ma solo debolezze e vergogna temevo di perdere ancora una volta lo stimolo della ricerca che fino a quel momento aveva alimentato la fiamma del mio spirito opaco. In questo mondo al crepuscolo finalmente trovai una nuova fonte di luce, sospinto dal vento della curiosità attraccai ai misteri della magia. Dissuaso fino a quel momento che la magia non fosse che quella che ci veniva mostrata a scuola, o nei corsi avanzati capii di sbagliarmi alla luce di nuovi incantesimi, nuove rune e nuovi intrugli tanto antichi da non essere insegnati a scuola. Il lavoro all’ufficio misteri mi guidò alla scoperta di rituali di sangue, magie della mente che nemmeno immaginavo potessero esistere.
    Feci carriera grazie alla mia avidità di conoscenza, i segreti della magia e quelli degli uomini presto si intrecciarono sotto ai miei occhi come nastri incantati a formare una perfetta coccarda evanescente: era il modo in cui le persone si approcciavano alla magia a definirle e renderle in qualche modo interessanti, quello era il nodo che da sempre cercavo, la differenza incomprensibile tra me ed il resto del mondo, ciò che mi faceva singolare da l’altra gente.
    Appreso questo nesso divino, la mia vita cambiò anche nelle abitudini. Divenni distinto ed ordinato, preciso come non lo ero mai stato; più loquace certamente, ma non meno diffidente dal mondo. Il cambiamento più grande, tuttavia, fu nell’approccio alla ricerca del mio passato. La ricerca divenne ossessiva, qualunque indizio si trasformava rapidamente in una preda di inestimabile valore, da cacciare e smembrare. Il mio passato, pur senza conoscerlo, divenne la mia maledizione. Inoltre, nacque in me una certa nota violenta, qualcosa di profondo che non potevo comprendere e che, più cercavo di sviscerare, più diventava sfuggente ed incontrollabile.

    Non più alto di altri, o meno basso, fisico asciutto. In me si esprime il gusto sobrio dell’eleganza. Abiti dai colori scuri, accostamenti mai azzardati in un’accordanza di forme senza tempo. Capelli neri e corti, occhi scuri dal taglio sottile celano una vena ambrata quando baciati dal sole; linee decise e squadrate, pulite, mi caratterizzano. L’espressione austera è la mia maschera verso il mondo, i modi bruschi e la scarsa cortesia tradiscono il bifrontismo della mia natura. La muscolatura ben sviluppata rivela la natura vivace della mia vita privata.

    Wand


    Legno di biancospino, l'albero delle contraddizioni. Padre di un legno potente, che però minaccia ad ogni incanto di rivoltarsi contro chi lo maneggia. Diffidente e difficile da domare, è questo il legno degli uomini dal forte carisma. Il nucleo di corda di cuore di drago ne amplifica il potere ed al tempo stesso il carattere capriccioso: si dimostra, infatti, riluttante nel versarsi in incanti curativi od utilitari e predilige invece quelli che evocano o domano fiamme; mai questa bacchetta si piegherà al desiderio del suo padrone di svolgere le faccende domestiche od aiutare qualcuno, tuttavia assorbirà la rabbia di chi la impugna, scintillando quando i suoi toni od il suo spirito s'infiammano. E' lunga tredici pollici, rigida, ed è particolarmente adatta ai mancini.

    L'ordine, le scarpe di pelle, le risse, i segreti, la storia, il whiskey LIKE
    Le persone comuni, quelle deboli, i fanatici, la cocacola ed i dolci DISLIKE
    Durmstrang - Hogwarts (serpeverde) SCHOOL
    Indicibile job
    Cicatrice sul petto, tatuaggio, ambidestro segni particolari
    Neutrale allineamento
    Sconosciuto [genitori sconosciuti (purosangue)]stato sociale e di sangue
    Pettirosso patronus
    Smaterializzazione, Occlumanzia poteri particolari

    ••




    Edited by .Nero - 10/8/2015, 19:06
     
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  6. ‚Nero
     
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    Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire mai più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, da qualche parte in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte.
    jo423V7

    f5mDCrh
    UVl3rhi

     
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5 replies since 12/9/2013, 15:18   134 views
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